Danilo Ausiello
CoFounder - Panama

Storia veloce del gattino che saluta

O, come si dice in Giappone, 招き猫

Gattini portafortuna a Yanaka, Tokyo

Entrate in un negozio e il gatto sul bancone vi saluta all’ingresso, agitando una zampa. Tipicamente è di colore bianco, con decorazioni arancioni o nere. Spesso ha una fascia sulla pancia, con dentro una moneta. Il felino rappresenta un simbolo di buona fortuna. In giapponese si chiama “maneki neko”.

La traduzione più vicina è “gatto d’invito”: con il suo gesto invita i passanti all’interno del negozio. Il suo primo compito è portare clienti e prosperità. Negli ultimi anni si è diffuso dappertutto, anche in case e negozi occidentali. Indossa spesso un bavaglino, un colletto e un campanello al collo, un’imitazione dell’abbigliamento dei gatti delle famiglie ricche nel Giappone antico. 

Se in oriente la statuina tiene generalmente il “palmo” verso il basso, per simulare il modo in cui i giapponesi fanno cenno, nelle versioni da esportazione il gatto rivolge la zampa verso l’alto, un gesto più in linea con il modo occidentale di salutarsi.

(@SatoCreative)

Sulla sua origine ci sono un sacco di storie, quella migliore è questa qui: un nobile si trovava sotto un albero durante un temporale; ad un tratto si accorse che un gatto lo stava invitando ad entrare in un tempio, così decise di lasciare il riparo. Proprio in quel momento un fulmine si abbattè sull’albero, incenerendolo. In segno di gratitudine il signore adottò il tempio e lo rese prospero.

Le immagini del gatto leggendario si diffusero presto su libri e talismani nell’era Edo (tra il 1600 e il 1800) e furono apprezzate dagli artigiani locali, che iniziarono a farci delle statuine.

Un maneki-neko in legno del periodo Edo, XVIII secolo (Brooklyn Museum)

Un’altra spiegazione della sua origine viene dalla storia del Giappone. Secondo alcuni la popolarità dei gattini è da mettere in relazione con l’industria del sesso. Fino all’inizio dell’Ottocento in Giappone c’erano case chiuse che accoglievano i clienti con statuette di organi sessuali maschili all’ingresso, poste come portafortuna.

Quando il Giappone si riaprì al mondo durante la Restaurazione Meiji, ci fu il tentativo di nascondere i lati più scandalosi della cultura locale. Così gradualmente le forme falliche vennero sostituite – indovinate – dai gatti in porcellana. Guarda caso la scomparsa degli amuleti fallici sembra coincidere con il diffondersi dei maneki neko.

Alcuni maneki-neko in vendita presso il tempio di Gotokuji a Tokyo, sede della leggenda originaria

Secondo alcuni la popolarità dei maneki neko è da mettere in relazione all’industria del sesso

Nel frattempo nel corso dei decenni i gatti hanno preso forme e tonalità diverse. La versione più popolare è quella tricolore, considerata particolarmente fortunata: il bianco rappresenta la felicità, l’oro la ricchezza e gli inserti neri allontanano il male o curano malattie. Poi c’è il gesto, la parte dinamica: i gattini sollevano generalmente la zampa sinistra, ma ci sono anche quelli con la zampa destra alzata, o entrambe le zampe per aria.

La credenza è che la sinistra porti clienti, mentre quella destra porti fortuna. C’entra anche l’altezza delle zampette: più in alto arrivano, più fortuna portano. Per questo nel corso degli anni l’altezza è gradualmente aumentata, visto che tradizionalmente la zampa era posta sotto la testa.

Un gatto portafortuna in una vetrina a Milano

Sollevano generalmente la zampa sinistra, ma ci sono anche quelli con la zampa destra alzata

I maneki neko oggi sono diventati gadget, si adattano all’evoluzione e al gusto del mercato globale. Compaiono nelle vetrine sotto forma di portachiavi, salvadanai, deodoranti per ambienti. Il simbolismo originale, legato ai soldi, si è allargato per includere anche amore e salute. Negli ultimi tempi con i maneki neko ci hanno fatto un Pokémon, una performance all’Eurovision e una mostra a Parigi. Ne hanno fatta di strada, da quel tempio di Tokyo.