Fuori per un giorno dalle principali traiettorie turistiche nazionali (dopo aver contributo agli affollamenti per una settimana), sono arrivato a Mantova, a metà agosto, tra stradine silenziose svuotate dal sole. Mi hanno portato a Palazzo Te, che non conoscevo, residenza nobiliare nel 1500 e oggi completamente visitabile. Non sapevo che mi sarebbe crollato in testa il mondo.
Il palazzo fu un’idea dei Gonzaga, sorge appena fuori dal centro, era deputato ad ospitare feste e tutte le attività voluttuarie che volete immaginare. A coordinare i lavori fu un sol uomo, Giulio Romano, showrunner di talento a cui si devono l’architettura dell’edificio, gli arredi delle stanze e, come si usava all’epoca, gli affreschi alle pareti (quando abbiamo smesso, come civiltà, di affrescare le camere da letto?). A seguire vi metto Giulio Romano che strikes a pose in un quadro di Tiziano.
Così, in un giorno caldissimo di mezza estate, dopo aver cercato invano un po’ d’ombra nel giardino senza alberi, io e gli altri 9 visitatori entriamo nel secondo braccio del complesso gonzaghesco. Facciamo due passi, poi inizia a girare tutto.
La “Sala dei Giganti”, dello stesso Giulio Romano, è una delle stanze più incredibili che io abbia visto. È dipinta dal soffitto alle pareti per creare un effetto avvolgente potentissimo, con gli affreschi che smussano gli angoli e mutano la stanza da quadrata in tonda. Tu guardi in aria, ruota tutto e fai wooooooo.
Mi hanno portato a Palazzo Te. Non sapevo che mi sarebbe crollato in testa il mondo
Il tema degli affreschi è la “gigantomachia”, che rende la cosa ancora più scioccante e splatter. La storia è questa: i giganti decidono di scacciare gli Dei dall’Olimpo, così costruiscono pile di massi per raggiungere il cielo; Giove ovviamente si infuria (il solito Giove) e scaglia dall’alto fulmini e saette; i massi rotolano e massacrano i giganti.
L’effetto tridimensionale è incredibile e travolgente: senza che nessuno ti abbia avvisato, ti trovi dentro una nube che vortica, tra fulmini che scoccano, montagne che crollano e giganti stritolati. Ti trovi dentro la fine del mondo.
La sala turbina dall’alto in basso e le immagini sembrano precipitare verso il pavimento. Se non ti sentissi scemo, l’istinto ti direbbe di alzare le mani per proteggerti da quel disastro.
È una realtà virtuale senza visori, parecchio stupefacente per l’epoca, specialmente considerando le tecnologie creative disponibili. Un miracolo di “illusionismo globale”, come spiega il professor Farinella della Normale di Pisa (nel video spiega anche come mai nell’affresco compaiano, qui e lì, delle scimmiette: per errore).
L’effetto di realtà virtuale è stupefacente. È un miracolo di “illusionismo globale”
Nel 1995 Jovanotti ha girato nella Sala dei Giganti il video de L’ombelico del mondo. Lo avevo visto ovviamente, ma non lo ricordavo. Probabilmente l’ha scelta per l’idea di circolarità che rappresenta, deve essergli sembrata un ombelico perfetto.
In più ci ha portato cammelli, tigri ed elefanti, trasformando il set in una specie di Arca di Noè. Illusionismo su illusionimo. Ora vorrete rivedere il video, magari: vi salvo del tempo e lo metto qui.