© Chiara Fucà x Canàl

La bandiera arcobaleno, il simbolo universale del movimento LGBTQ, fu sventolata per la prima volta al Gay Pride di San Francisco, il 25 giugno 1978. Era stata disegnata da Gilbert Baker, artista e attivista omosessuale, su richiesta di Harvey Milk, primo politico dichiaratamente gay eletto in California.

Aveva otto colori, due in più rispetto alla versione odierna. Baker trasse ispirazione dalla bandiera nazionale degli Stati Uniti, che aveva celebrato il suo bicentenario nel 1976. Vi associò i colori di un arcobaleno, con un significato diverso per ogni colore: rosa per il sesso, rosso per la vita, arancione per la cura, giallo per la luce, verde per la natura, turchese per la magia, blu per l’armonia e viola per lo spirito.

La prima bandiera misurava 30 per 60 piedi e Baker, che allora aveva 27 anni, l’aveva cucita interamente a mano. Al Gay Pride di quell’anno venne molto apprezzata dalla comunità locale, e in piazza molti cominciarono a passarsi la bandiera di mano in mano. Dopo il successo iniziale Baker decise di rimuovere due colori per rendere più semplice la produzione in serie, rinunciando al rosa e al turchese, e arrivando all’attuale composizione a sei tonalità.

La prima bandiera misurava 30 per 60 piedi. Aveva otto colori, due in più rispetto alla versione odierna

La storia di Baker rappresenta un caso emblematico delle discriminazioni subite dagli omosessuali fino a quel momento. Era cresciuto in una piccola città del Kansas, vittima fin da ragazzino di episodi di bullismo e violenza. Nel 1970 era arrivato a San Francisco come medico in un ospedale ortopedico nella baia. Lì aveva conosciuto Milk, in quel momento membro del consiglio d’amministrazione della città e deputato del Partito Democratico.

Fino agli anni Settanta il simbolo della comunità gay e lesbica era stato un triangolo rosa, cioè l’icona usata dai nazisti per “marchiare” le persone omosessuali. La comunità aveva adottato il triangolo rovesciandone il valore, trasformandolo in un segno di resistenza e coraggio. Ma adesso il movimento cercava un simbolo nuovo, più positivo e solare, senza una storia così terribile.

@ Chiara Fucà x Canàl

Baker ha raccontato di essersi ispirato alla bandiera a stelle e strisce. Pensava a qualcosa con la stessa capacità di adattarsi a tutto, dalle camicie ai cappelli, dalle porte di casa ai jeans.
Vedeva il movimento come una tribù globale, con una grande missione, a cui serviva uno stendardo. L’arcobaleno gli parve perfetto. Rappresentava bene la diversità di quella comunità, in termini di razza, genere ed età
. E poi l’arcobaleno era presente persino nella Bibbia, come simbolo dell’alleanza tra Dio e le creature viventi. 

Si mise all’opera nel centro della comunità gay di San Francisco e ci lavorò per giorni. Nella soffitta al 330 di Grove Street mescolò per giorni vernici in bidoni pieni d’acqua, unendo tinture e applicando i colori su lunghe strisce di cotone. Intorno aveva una squadra di collaboratori e volontari, con a disposizione un budget complessivo di 1000 dollari. Nelle interviste Baker ha ricordato che erano state necessarie 4 persone per infilare la bandiera nella macchina per cucire e più di 20 per stirarla.

Dopo aver applicato la tintura la squadra aveva portato la bandiera in una lavanderia automatica per il risciacquo, ma solo di notte, visto che i proprietari proibivano il lavaggio con vernici. Nella versione finale il cotone sarebbe stato infine sostituito dal nylon, un materiale più resistente e in grado di illuminarsi perfettamente sotto la luce.

@ Chiara Fucà x Canàl

Uno dei momenti probabilmente più importanti della storia della bandiera risale al 26 Giugno 2015, il giorno dell’approvazione da parte della Corte Suprema del matrimonio omosessuale in tutti i 50 Stati. La stessa sera l’arcobaleno era apparso a sorpresa sulla facciata della Casa Bianca, per volontà dei coniugi Obama.

In breve quasi 30 milioni di persone su Facebook trasformarono le loro foto del profilo in arcobaleni. Anche le cascate del Niagara, l’Empire State Building e ponti e municipi in tutta la nazione si illuminarono a festa con i colori dell’arcobaleno. Quella notte il simbolo era penetrato ulteriormente nell’immaginario collettivo del mondo. Negli stessi giorni, inoltre, la bandiera era stata acquisita dal MoMa, che l’aveva inserita stabilmente nella sua collezione di design. 

Vedeva il movimento come una tribù globale, a cui serviva uno stendardo. L’arcobaleno gli parve perfetto

Baker è morto nel 2017, a 65 anni. Negli anni aveva disegnato molte altre bandiere: quella per la Convention Nazionale Democratica, per il Super Bowl, perfino per incontri tra capi di Stato. In un’intervista alla CNN, nel 2015, aveva raccontato la logica semplice che aveva portato al suo arcobaleno. “Avevamo bisogno di esprimere la nostra gioia, la nostra bellezza, il nostro potere. E l’arcobaleno l’ha fatto”.