(Ememem)

La sua identità è sconosciuta, ma si firma “Ememem”. Realizza le sue opere dal 2016 e nel corso degli anni i suoi mosaici sono piaciuti molto in giro. Sulla pagina Instagram dell’artista ci sono centinaia di pattern con colori brillanti e forme irregolari. Oggi le sue installazioni sono nelle strade di mezzo mondo.

Il primo intervento risale a 10 anni fa: quel giorno decise di riempire con tasselli colorati alcune buche di una stradina di Lione. Poi, gradualmente, ha portato i suoi mosaici in diverse città in tutta la Francia. “Dopo la prima volta sapevo di aver trovato qualcosa che avrei continuato a fare per il resto della mia vita“, ha raccontato in un’intervista.

 
 
 
 
 
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La sua tecnica si chiama “flacking”: un gioco di parole basato sul termine francese “flaque”, “pozzanghera”. I mosaici possono differire per forme o colori, ma la firma dell’artista è riconoscibile. Ememem mescola pattern e stili diversi, per ottenere combinazioni e tonalità varie. Usa maioliche di recupero, sagomate e adattate ai contorni irregolari delle buche. 

Dopo la fase di assemblaggio, le installazioni richiedono un certo numero di ore per l’asciugatura, durante la quale i tasselli si incollano definitivamente all’asfalto. Qualche volta l’artista lascia sulle opere una tag, con scritte ironiche come “qui c’era una buca”

 
 
 
 
 
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Con l’affinare della tecnica le installazioni sono diventate più raffinate e complesse, includendo piastrelle smaltate, dorate e in vetro. Nel frattempo le opere sono state adottate dalle amministrazioni locali, entrando nel giro degli eventi istituzionali. Qualche anno fa Ememem ha creato installazioni per il NuArt Festival, un tour annuale di arte di strada a Stavanger, in Norvegia.

Online si trovano molte foto dei suoi mosaici in città lontane: Oslo, Melbourne, Aberdeen, Madrid. Le opere evocano estetiche diverse: i mosaici nelle ville dell’antica Roma, ma anche la pratica giapponese del “kintsugi”, con cui si riparano vasi rotti inserendo materiali preziosi tra i cocci. I tasselli in ceramica fanno pensare anche agli azulejos portoghesi, alle piastrelle italiane o a quelle della metropolitana di New York.

 
 
 
 
 
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Recentemente l’artista ha rilasciato un’intervista ad un sito sulla cultura della città di Lione. Non ha rivelato la sua identità, né chiarito se si tratti di un progetto individuale o collettivo. Ha detto di lavorare di notte e di dedicarsi solo alle buche esistenti, che hanno bisogno di “amore e conforto”. 

Ha anche raccontato alcuni incontri occasionali con le forze dell’ordine, spesso disorientate dalla natura peculiare dei suoi interventi, ufficialmente illegali ma che riqualificano di fatto strade e tombini.

L’artista definisce i suoi lavori “poesie che tutti possono leggere”. Vede l’insieme delle sue opere come un progetto speciale sulla memoria: una galleria sulla storia delle città, sui segni che lasciano sulle strade.