L’editore e critico musicale Sinclair Trail fondò “Jazz Journal” nel 1946: non sapeva che sarebbe rimasto a dirigerlo per il resto della sua vita. Oggi i vecchi numeri sono diventati un oggetto di culto. Soprattutto per il design sperimentale delle sue copertine d’epoca.

Secondo la storica Roberta Schwartz, il fondatore acquistò i diritti di pubblicazione di una rivista già esistente, “Pick Up”, cambiandole poi di nome. Oggi che la rivista esiste solo in versione digitale, i vecchi numeri sono particolarmente ricercati tra gli appassionati.

Il merito va a una serie di coraggiose scelte stilistiche compiute dalla redazione nel corso dei decenni, sia per quel che riguarda le forme tipografiche che i contenuti. La grafica elegante, insieme alla qualità degli articoli, permise infatti alla rivista di conquistare un ampio numero di lettori nel corso del tempo.

Le copertine del periodo tra gli anni Sessanta e Settanta, in particolare, sono considerate quelle più originali. In diversi numeri si nota un uso avanguardistico della tecnica del collage, con layer sovrapposti di diversi colori e inserti disegnati a mano.

Jazz Journal vol.25, n.7 - 1972
Jazz Journal vol.30, n.1 - 1977

Uno dei grandi ammiratori di Jazz Journal è Matt Lamont, editor di Design Reviewed, rivista specializzata in grafica e creatività. In un articolo dedicato alla sua collezione di vecchi numeri della rivista, Lamont ha raccontato che la maggior parte delle copertine fu progettata da Cal Swann, la figura a capo del dipartimento di grafica della Saint Martin’s School of Art di Londra negli anni ’80.

Swann collaborò con Jazz Journal nel periodo in cui la rivista era all’apice della popolarità. In seguito si trasferì in Australia, dove insegnò in alcune Università del Paese. A fine carriera, per il suo contributo allo sviluppo dell’arte tipografica, fu insignito del riconoscimento Honorary Fellowship of International Society of Typographic Designers.

Le copertine avevano collage molto originali, con layer sovrapposti e inserti disegnati a mano

La musica jazz e la grafica si sono del resto molto influenzate nel corso del Novecento, soprattutto in un periodo di grande sperimentazione artistica come gli anni Venti. Come riporta il sito Creative Market, particolarmente rilevante per lo sviluppo dello stile tipografico “jazz” fu l’affermazione dell’estetica art déco, con il suo uso spinto delle linee geometriche.

Jazz Journal vol.7, n.24 - 1971
Jazz Journal vol.28, n.6 - 1975

A metà del secolo scorso, racconta il sito Vox, è stato proprio un graphic designer a influenzare l’identità visiva che oggi associamo generalmente all’estetica jazz, quella delle riviste e delle copertine dei dischi. Il designer fu Reid Miles, autore di molte copertine di album dell’etichetta Blue Note. Secondo le ricostruzioni alla fine della sua carriera ne aveva disegnate oltre 500.

Le sue composizioni dinamiche e giocose – fatte di colori audaci, fotografie e lettering originali – divennero così iconiche da rappresentare un punto di riferimento per molti grafici alla fine degli anni ‘60.

Fu il graphic designer Reid Miles a definire lo stile visivo della musica jazz. Progettò circa 500 copertine della casa discografica “Blue Note”

La rivista Jazz Journal rispecchiò per decenni le tendenze visive di un pezzo della società inglese. Il designer e scrittore Kinross ha raccontato in un’intervista che quando era ancora un ragazzino le pagine di Jazz Journal avevano alimentato in lui la passione sia per il jazz che per la grafica. “Ero abbonato a Jazz Journal, il designer era Cal Swann, e ogni mese si potevano vedere le pubblicità della Blue Note Records. Il jazz è la musica del dissenso e dell’individualità: anche se è stupido fare semplificazioni estreme, credo ci sia una correlazione tra un certo dissenso musicale e il design moderno. Le due cose vanno di pari passo”.

Negli anni ‘80 l’imprenditore Eddie Cook acquisì la società editrice, la Jazz Journal Limited, trasferendo la redazione al primo piano del The Canteen Jazz Club, un locale di Covent Garden. Il proprietario del club fu nominato direttore del giornale in cambio dell’utilizzo gratuito degli spazi. 

Da allora il magazine ha attraversato altri 40 anni di musica jazz, testimoniando le evoluzioni del genere. Il numero di dicembre 2018 è stato l’ultimo in versione cartacea. La rivista si è trasferita definitivamente online il 19 gennaio 2019. Un messaggio dell’editore quel giorno spiegava: “Andiamo avanti con la stessa squadra di autori. Jazz Journal vuole mantenere la sua personalità. Ancora una volta in un contesto nuovo”.