(Dance Party - 1990 - Londra)

Nel 1987 quattro DJ inglesi partirono verso le isole Baleari alla ricerca di qualcosa. Qualcosa più del sole, delle spiagge e dei cocktail. Tornati in Inghilterra portarono con sé una rivoluzione.

I quattro ragazzi erano Paul Oakenfold, Johnny Walker, Danny Rampling e Nicky Holloway. Sarebbero diventati i fondatori del movimento rave e di ciò che ne seguì: la musica acid house, il pubblico con in mano grosse bottiglie d’acqua e il Criminal Justice and Public Order Act del 1994, che condannava i “comportamenti antisociali” dei raver.

Il primo evento organizzato a Londra fu “Shoom”, il 5 dicembre 1987, in un centro fitness in Southwark Street. La festa durò tutta la notte. I party successivi si tennero ad Aldgate l’anno seguente. Poi nel 1989 i quattro si spostarono nella zona est di Londra.

(Sunday Sport, 2 Ottobre 1988)

Il fotografo Gavin Watson, uno dei più importanti documentaristi della cultura rave, ha raccontato che l’area si rivelò perfetta per questo genere di eventi, perché era quasi del tutto abbandonata. C’era qualcosa nell’aria che la rese la “dimora spirituale” dei raver.

Gli eventi rave non sono mai stati facile da individuare, nemmeno all’inizio. Alcuni si tenevano in strade poco battute, sotto cavalcavia bui. Altri si svolgevano in capannoni industriali abbandonati.

Il primo evento fu “Shoom”, il 5 dicembre 1987, in un centro di fitness a Londra

I flyer clandestini rappresentavano uno strumento importante per la riuscita degli eventi. Dovevano informare le persone su dove, quando e su come si sarebbe svolto il raduno.

Tra il 1991 e il 1993 gli scarabocchi fotocopiati in bianco e nero, tipici della fine degli anni ’80, si trasformarono in opere colorate, che mostravano un gioioso disprezzo per le convenzioni e gli archetipi del graphic design dell’epoca.

L’obiettivo dei rave era quello di sfuggire ai vincoli politici e sociali, anche a quelli della comunicazione visiva. La grafica acida era, in un certo senso, una provocazione. Per questo appariva particolarmente sfacciata e audace.

(Telepathy - 5 Ottobre 1991 - Londra)

L’obiettivo era sfuggire ai vincoli politici e sociali, anche a quelli della comunicazione visiva

I colori erano particolarmente accesi e brillanti, con tonalità al neon che bruciavano la retina. Le immagini risultavano spesso confuse, distorte e psichedeliche. La tipografia era sperimentale, con lettere difficili da decifrare, deformate e capovolte, progettate per essere lette in uno stato di stordimento.

(Dreamscape - 1991 - Londra)
(Apocalypse Now - Dicembre 1988 - Londra)
(Satisfaction - Novembre 1989 - Londra)

La grafica acida era una provocazione. Per questo era particolarmente sfacciata e audace

Sui flyer ricorrevano i pattern. Nel 1926 lo psicologo Heinrich Klüver studiò gli effetti di alcune sostanze allucinogene su un gruppo di persone. Lo studioso notò che i consumatori raccontavano di visualizzare negli stati allucinati alcuni schemi geometrici ricorrenti, “costanti di forma”, in colori altamente saturi. 

L’utilizzo di motivi intensi e vivaci sui volantini “anticipava” l’esperienza in programma ai rave. La grafica rappresentava, in qualche modo, una promessa dell’evento annunciato.

(Rage - Febbraio 1989 - Londra)

Uno dei simboli più utilizzati sui volantini fu lo smiley. Un perfetto cerchio giallo, con bocca a forma di parentesi e due punti al posto degli occhi. Fu disegnato nel 1963 dal graphic designer Harvey Ball, per migliorare l’umore dei dipendenti della Tate Mutual Life Assurance Company.

Sembra che Ball impiegò un quarto d’ora per realizzarlo e che ricevette un compenso di 45 dollari. Nessuno poteva immaginare che la sua icona sarebbe diventata, nel corso del tempo, un simbolo contro la guerra in Vietnam, un simbolo del consumismo americano e un simbolo della subcultura acid house.

(Hypnosis - 1988 - Londra)

Recentemente una nuova ondata di designer ha rilanciato lo stile grafico acid con un approccio più moderno, rivolto al futuro, utopico e al tempo stesso nostalgico. 

Se l’estetica acida del passato rappresentava libertà ed evasione, il nuovo stile sembra avere un tono più ironico e umoristico. Compaiono ancora alcuni smiley, ma l’identità visiva è definita per lo più da colori vivaci, lettere viscose e futurismo fantascientifico.

(Acid Warehouse Rave - 2017 - Londra)

I manifesti e volantini della cultura acid sono stati a lungo noti principalmente ai frequentatori dei rave. Poi alla fine degli anni ’90 e nei primi anni 2000 sono stati fondati i primi archivi blog allo scopo di collezionare e condividere i documenti del passato. 

I volantini raccontano un’era di sperimentazione visiva, di superamento delle barriere, di audacia creativa. Rappresentano la storia artistica di una sottocultura clandestina che ha influenzato lo sguardo contemporaneo in profondità. Probabilmente più di quanto immaginiamo.