Alice Siracusano
Proud Mom of LUZ B Corp

La creatività ci “cura”. Sul serio

Lo fa in molti modi

© Matteo Castellani / LUZ

Oggi parto dalla fotografia di Matteo Castellani, un fotografo di Milano di 24 anni che ha scelto di darmi uno scatto che ritrae il Tempio del Futuro Perduto, un centro culturale di Milano che gli è caro perché è stato il fulcro della sua crescita come fotografo, dove ha avuto la piena libertà di esprimersi.

Matteo soffre di disturbo bipolare e la creatività per lui è un modo per esprimersi, per stare bene. Mi dice che quando dà sfogo al suo estro attraverso la fotografia sente dentro “una forte pace”. Per lui è anche un modo per interpretare la realtà, comprenderla e destreggiarsi meglio al suo interno. È come se – parole sue – “potessi mappare le circostanze prevedendone movimenti e spostandomi di conseguenza”.

Da Aristotele in poi, tanti grandi pensatori hanno evidenziato la correlazione tra genio artistico e “follia”. Quello di cui si parla meno è come e quanto la creatività giovi al benessere personale.

La fotografia è un modo per interpretare la realtà, comprenderla e destreggiarsi meglio al suo interno

Esistono diversi studi in merito. Solo per citarne alcuni: è stato dimostrato che le attività creative, come il disegno, la scrittura creativa, e la fotografia naturalmente, per il tramite della tecnica espressiva artistica aiutano a comunicare più facilmente i sentimenti inconsci, consentono di esternare e quindi risolvere emozioni contrastanti, migliorano l’umore e di conseguenza la socialità distraendo da sentimenti negativi.

Non solo, la creatività accresce l’autostima e la fiducia in noi stessi. Per questo, per chi soffre di bipolarismo la creatività ha una funzione essenziale nel rimuovere gli stereotipi e lo stigma associati alla malattia.

La creatività contribuisce a rimuovere gli stereotipi e lo stigma associati alle malattie mentali

Eppure, in questi giorni le attività creative e culturali sono state categorizzate come “non essenziali”. Questa cosa dovrebbe farci pensare: se chi è preposto a prendere decisioni così delicate ha questa idea della creatività, forse è anche colpa nostra, che non riusciamo a raccontare e trasmettere il suo valore al di là di un fattore meramente estetico e di marketing, spesso autoreferenziale.

Poiché ci aspettano altri giorni di clausura forzata il mio invito è: sfruttiamoli per riflettere sul modo in cui esercitiamo la creatività e in futuro cerchiamo di comunicarne il potere benefico, il suo valore sociale.