(La Vanguardia)

Si chiama “Rete Iberica in Difesa del Patrimonio Grafico” è stata fondata un anno fa e riunisce diversi progetti con un solo obiettivo: salvaguardare e proteggere le grafiche commerciali, in particolare le insegne dei negozi storici. Il compito della “Rete” è registrare e ripristinare segnaletiche e grafiche commerciali, nei piccoli centri e nelle grandi città.

Del fenomeno si sono occupati anche il Guardian e El Pais. Negli ultimi decenni la progressiva scomparsa di piccole attività, in favore di grandi brand e catene globali, ha sensibilizzato una parte dei cittadini sull’esigenza di proteggere il “passato urbano”. La rete fondata il 1° Febbraio nel 2020 ospita al suo interno diverse attività: c’è chi recupera fisicamente i cartelli per allestire esposizioni e mostre; c’è chi cataloga attentamente le insegne in base ai materiali – dagli smalti centenari ai neon sgargianti – creando un archivio digitale che include al momento 25 città iberiche.

L’associazione ha riunito dozzine di progetti personali, avvicinando figure e competenze diverse. Alla base c’è la consapevolezza che il patrimonio estetico di una città non riguarda solo palazzi e chiese, ma anche i luoghi quotidiani che plasmano le vite delle persone.

 
 
 
 
 
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Oggi l’iconografia urbana sta diventando ovunque la stessa. Che tu sia in centro a Madrid, Barcellona o Salamanca, c’è sempre un McDonald’s”, ha spiegato Laura Asensio, graphic designer promotrice di “Valladolid con Carácter”, un sito di ricerca e documentazione in ambito tipografico. Con la sua organizzazione Asensio mira a sfidare questa omogeneità, recuperando e restaurando centinaia di insegne nella città spagnola di Valladolid.

L’associazione ha realizzato una mappa interattiva con oltre 1000 insegne in vari punti della città: c’è il neon rosso della stazione e la gigantesca penna calligrafica di un negozio specializzato in penne stilografiche.

 
 
 
 
 
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Sono segnali che tutti vedono, che fanno parte della nostra quotidianità. Eppure si danno per scontati”, sostiene Alberto Nanclares, del progetto “Paco Graco” di Madrid. “Quando questi cartelli vengono gettati via, la storia dei negozi, dei loro clienti e dei loro proprietari scompare, così come la memoria delle nostre città”.

A Lisbona, Rita Múrias e Paulo Barata hanno lanciato il loro progetto “Letreiro Galeria” nel 2014. Hanno iniziato nel tempo libero, mettendosi alla ricerca di segnali e cartelli abbandonati. In breve sono finiti a investire i loro risparmi per salvare le insegne di attività in crisi. Per ora la collezione conta 250 insegne custodite in un magazzino. Ma il loro sogno è aprire un museo.

Circa il 90% dei segnali raccolti da “Letreiro Galeria” sono al neon: suggeriscono in qualche modo i cambiamenti che hanno attraversato la città negli ultimi decenni. “Fino agli anni ’80 c’erano molte insegne al neon a Lisbona”, ha spiegato Múrias.

 
 
 
 
 
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Organizzazioni come “Red Ibérica” stanno diffondendo una nuova sensibilità in Spagna e Portogallo per questa forma di patrimonio estetico. In alcune località sono state introdotte leggi allo scopo di proteggere e conservare i segnali che hanno plasmato la storia delle comunità locali.

Il progetto è in parte ispirato a organizzazioni analoghe presenti a Berlino e Varsavia. Il movimento iberico ha assunto un significato particolare anche per le gravi recessioni economiche – dalla crisi economica del 2008 a quella in corso provocata dalla pandemia – che hanno trasformato in profondità la regione.

 
 
 
 
 
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Secondo i membri dell’organizzazione il fenomeno è ancora più evidente nel mondo rurale e nei paesi di campagna.

Se i negozi delle città sono protetti da cittadini sensibili al valore simbolico ed estetico di quei luoghi, nelle regioni meno urbanizzate è in corso un’inesorabile scomparsa di latterie, cinema e botteghe. Pezzi di territorio che spariscono. E insieme se ne vanno le loro insegne storiche.