(© Ergiti Tigre × Canàl)

Nel 2013 un serbatoio d’acqua di 9 metri di altezza e 36 di circonferenza, nella città di Keflavík, è stato ridipinto con un enorme murale. L’opera rientra tra le creazioni del movimento Toyst, un gruppo artistico nato negli anni ’90 nei Paesi Bassi. Il murale racconta la storia di un cucciolo di puffin di nome Uppspretta”.

Il murale riprende un’antica leggenda, quella della “Barca dei sogni Sólfar” raccontata dall’autore islandese Jón Gunnar Árnason in un libro di fiabe. Uppspretta è un uccello curioso che vuole esplorare il mondo. Durante un’escursione scopre per caso che i primi abitanti dell’Islanda provenivano in realtà dalla Norvegia. Decide così di partire per quel paese lontano, ignorando i moniti preoccupati dei genitori. A causa della sua inesperienza, Uppspretta precipita però in una terra straniera. A salvarlo è una nave magica che lo riporterà a casa, superando mari e lande sconosciute.

Il murale è stato ufficialmente inaugurato nella municipalità di Reykjanesbær, in un’area a ridosso del mare. Oggi è il murale più grande d’Islanda. Il progetto è stato finanziato dall’amministrazione locale, con il contributo di sponsor e donazioni dei cittadini. Sono state necessarie sette settimane per completare l’opera, con il lavoro di 11 artisti provenienti da 5 paesi diversi. 

Il murale "Uppspretta” su un serbatoio di Keflavik

L’opera racconta la storia di un cucciolo di puffin di nome “Uppspretta”. È il murale più grande d’Islanda

Uppspretta è soltanto una delle molte celebrazioni di un uccello diventato un vero simbolo dell’Islanda, soprattutto negli ultimi 20 anni. Oggi il puffin è praticamente ovunque: sulle cartoline per i turisti e nei quadretti in bar e ristoranti, nei libri per ragazzi e sulle T-shirt dei brand locali.

L’uccello è testimonial del Reykjavik International Film Festival, la maggiore rassegna cinematografica del paese. Il primo premio consegnato ai vincitori è una statuina a forma di puffin. Ogni anno nelle locandine del festival il pulcinella di mare fa capolino in una nuova composizione grafica. L’agenzia islandese Baddy Design ha progettato le grafiche del 2017 e 2018, con colori e tonalità varie. Per l’edizione 2021 l’uccellino si è addirittura moltiplicato: sui materiali del festival appare in stormo.

Locandine del “Reykjavik International Film Festival” (2018, 2017, 2019)

Il puffin appare ovunque: sulle cartoline per i turisti e nei quadretti dei bar, nei libri per ragazzi e sulle T-shirt dei brand locali

A due passi dalla cascata Seljalandsfoss, nel sud-ovest del paese, c’è anche la statua di un puffin. È una delle tante: in tutto il paese compaiono diverse installazioni dedicate all’uccello marino, in luoghi curiosi o particolarmente panoramici, con i turisti che inseguono le statue sulle mappe per scattare foto-ricordo. Ad Heimaey, nell’arcipelago di Vestmannaeyjar, si sono spinti oltre: l’isola è un importante centro faunistico, dove ogni estate arrivano 8 milioni di pulcinella di mare: così nel paesino anche i segnali stradali hanno la forma di puffin.

Segnali stradali a forma di puffin sull’isola di Heimaey

Nel 2017 l’artista Emily Floyd ha presentato “Icelandic Puffins”, un’opera in cui alcune statue di puffin in legno diventano simboli della crisi finanziaria che ha colpito l’isola del 2008. Figlia di fabbricanti di giocattoli, Floyd ha inciso a mano le statue, colorandole di un nero opaco, come eleganti giocattoli di design.

Accanto ad ogni uccello, compare il nome di un’azienda fallita nel paese nell’ultimo decennio. Il contrasto tra l’aria giocosa dei puffin e il loro tono dark crea un effetto teso e inquietante. I puffin, ha spiegato Floyd, rappresentano “le persone perseguite dallo Stato islandese in seguito al crollo di tutte e tre le principali banche del paese: Glitnir, Landsbanki e Kaupthing”. E così il puffin goes politico.

L’installazione di Emily Floyd, “Icelandic Puffins”

Il fascino del volatile si era spinto, da tempo, anche oltre le coste islandesi. Nel 1940 la casa editrice inglese Penguin aveva scelto il puffin come icona di una collana di libri per bambini. La sagoma dell’uccello venne selezionata dai grafici britannici perché considerata “elegante ma anche irriverente. La filiale australiana di Penguin ha raccolto sul suo sito la storia dell’evoluzione del logo, dal primo puffin del 1940 fino all’ultimo del 2003.

Sull’isoletta di Heimaey, nel sud del paese, anche i segnali stradali sono a forma di puffin

In Islanda l’uccello è diventato una vera e propria ossessione non solo per grafici e illustratori, ma anche per gli abitanti. “Il pulcinella di mare è diventato l’uccello più prezioso d’Islanda. Più prezioso dell’edredone!”, ha raccontato l’ornitologo e fotografo Jóhann Óli Hilmarsson ad Iceland Monitor, magazine locale che ha raccolto pareri tra gli islandesi.

Lo studioso di cultura locale Árni Björnsson crede che la puffin-mania sia stata generata soprattutto dai visitatori stranieri. Nell’intervista ad Iceland Monitor ha espresso anche i suoi dubbi sulla rappresentatività del puffin rispetto alla cultura nazionale. “È sicuramente una creatura divertente, ma io avrei scelto un animale diverso come simbolo d’Islanda. L’agnello islandese, ad esempio, o la mucca”.

Un francobollo islandese dedicato al puffin del 1980

Anche il Professore di Etnologia Aðalheiður Guðmundsdótti pensa che una scelta più ovvia sarebbe stata il corvo, menzionato nella mitologia e nella letteratura nazionale. “Il corvo, insieme al cigno, è una parte importante della realtà islandese ed è diffuso in tutta l’isola, a differenza del pulcinella di mare che si trova principalmente nelle isole Breiðafjörður e nelle Westman”. Ma il mito del puffin non teme rivali.

Örn Árnason, negoziante di Reykjavik, è stato uno dei primi a produrre souvenir a forma di pulcinella di mare. “Il primo l’ho realizzato nel 2005. All’epoca c’era qualche portachiavi con l’immagine di un puffin, ma non c’era ancora il fenomeno in corso oggi”. Il suo negozio offre una varietà di souvenir a tema-puffin: magliette, tazze, peluche e statuine. Árnason pensa che l’animale piaccia molto ai turisti perché, semplicemente, è “super cute”. “Non è quello che cercano le persone? È la variante islandese dei gattini su YouTube”.

Questo articolo è frutto di sintesi e rielaborazione di notizie provenienti da diverse fonti, tra cui Iceland MonitorThe Conversation, Lonely Planet