Tra gli anni ‘60 e ‘70 ha dato forma alla musica del tempo, creando alcune delle più famose cover di sempre. Tom Wilkes è stato uno stravagante art director californiano, uno dei più grandi narratori della controcultura hippy attraverso poster e copertine di dischi.

La sua carriera è iniziata nel 1967, come art director del Monterey International Pop Festival, uno dei primi festival musicali del mondo, entrato nella storia per le performance di Jimi Hendrix, The Who e Janis Joplin. L’evento, una celebrazione della controcultura californiana, è considerato uno dei momenti iniziali della Summer of Love. Il festival divenne presto un modello per altri eventi musicali, come quello di Woodstock, due anni dopo.

Wilkes progettò alcuni poster di presentazione del concerto. Le immagini scelte includevano il Dio greco Pan mentre suona dei flauti con una cravatta psichedelica e una donna fotografata come una star del cinema muto.

Il successo con il Monterey Festival gli permise di avvicinarsi a grandi artisti dell’epoca, per i quali iniziò a disegnare copertine di dischi. Tra questi: Harvest di Neil Young, Flowers dei Rolling Stones, il disco debutto di Eric Clapton e le raccolte dei Beatles 1962-1966 e 1967-1970

Anche la cover di The Concert for Bangladesh di George Harrison è frutto del suo genio: un bambino nudo e malnutrito accanto a una ciotola piena di briciole, a raccontare in un’immagine la difficile situazione dei rifugiati di guerra in Bangladesh.

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neil young – 'harvest' 1972 gat 🇩🇪 #reprise

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Un’altra copertina controversa fu quella di Beggars Banquet dei Rolling Stones, ambientata nel bagno del meccanico di fiducia di Tom Wilkes. Il nome della band appariva scritto sul muro della toilette e per questo l’etichetta discografica rifiutò l’immagine. Lo scatto venne sostituito con un visual composto dal titolo dell’album e la scritta “R.S.V.P.”, a simulare l’invito al “banchetto” del titolo. Solo nel 1984 la copertina di Beggars Banquet uscì nella sua versione originale.

Wilkes ha immortalato anche Janis Joplin in una sessione fotografica nata per la cover dell’album Pearl, del 1971. Nelle foto la cantante – capelli rosa, pantaloni rossi a zampa e una camicia viola in pieno stile hippy – sorride seduta su una poltrona. Lo shooting è diventato tristemente famoso perché, quella stessa notte, Janis Joplin morì di overdose.

Il riconoscimento più importante della sua carriera arrivò due anni dopo, nel 1973, con la conquista del Grammy Award come art director per la cover di Tommy dei The Who, nella versione interpretata dalla Symphony Orchestra And Chamber Choir With Guest Soloists. Sulla copertina due palline da flipper riflettono due bulbi oculari che, a loro volta, fissano l’osservatore.

Fino alla fine della sua carriera, a distanza di anni dai suoi lavori più noti, le case discografiche hanno continuato a cercarlo per nuove edizioni di dischi storici, come Box Of Pearls: The Janis Joplin Collection del 1999.

Wilkes è scomparso nel 2009. Tra hippies e artisti maledetti, si è affermato per estro e capacità di interpretare musica e musicisti. Nonostante uno stile difficile da definire, le sue opere sono rimaste riconoscibili e in grado di catturare lo spirito di un’epoca. È stato descritto spesso come instabile e tormentato, un’anima complessa. Ci ha lasciato in eredità alcune delle più grandi opere d’arte rock di tutti i tempi.