(Un tatuaggio con il "saluto delle tre dita")

Durante le proteste delle ultime settimane contro il colpo di stato, in Myanmar sono stati disegnati enormi murales lungo le strade e cartelli di protesta contro il leader del golpe, il generale Min Aung Hlaing. Ma la forma di protesta più diffusa, e permanente, è il tatuaggio.

I tatuaggi sono un modo per esprimere i nostri sogni. Non possono essere rimossi e mostrano la nostra tenacia”, ha detto alla Cnn Htun Htun, un giovane originario di Yangon.

Htun Htun ha preso parte, insieme a decine di persone, a un evento organizzato per spingere i residenti a tatuarsi simboli di protesta. Nel corso della giornata otto tatuatori hanno tatuato i partecipanti, a cui è stata richiesta una donazione di 2 dollari. L’evento è stato promosso dalla minoranza etnica Intha, con l’obiettivo di raccogliere fondi per le attività di protesta.

I tatuatori in piazza hanno lavorato su 4 diversi soggetti: il volto della leader arrestata Aung San Suu Kyi, le parole “Rivoluzione di primavera”, la frase “Kabar Ma Kyay Bu” (che fa riferimento una canzone di protesta: significa “non dimenticheremo fino alla fine del mondo”) e l’onnipresente “saluto a tre dita”, tratto dalla serie The Hunger Games, simbolo della resistenza sia in Myanmar che in Thailandia.

(Robert Bociaga, CNN)

L’immagine più popolare tra i manifestanti è stata quella del viso di Aung San Suu Kyi. “Mi sono fatta un tatuaggio perché amo il nostro leader. Farsi un tatuaggio è doloroso, ma non è niente in confronto al dolore per il suo arresto”, ha dichiarato una giovane manifestante presente in piazza.

Nelle ultime settimane i militari e la polizia hanno intensificato la loro repressione contro i manifestanti. Almeno 54 persone sono morte e quasi 2000 persone sono state arrestate in diverse città. Ma le proteste in Myanmar continuano, incrociando i movimenti di rivolta in altri Paesi asiatici.

“I tatuaggi sono un modo per esprimere i nostri sogni. E mostrano la nostra tenacia”

Il cosiddetto “saluto a tre dita”, ad esempio, è diventato un simbolo trasversale di un movimento che include manifestanti anche in Thailandia, Hong Kong, Taiwan e India. I giovani adottano un’iconografia simile, utilizzano gli stessi slogan e gli stessi cartelli. E in molti casi gli stessi tatuaggi.

Aung Soe, attivista di 49 anni, ha raccontato che tatuaggi di protesta erano comparsi già nel corso delle proteste del 1988, nei giorni noti come “Rivolta 8888”, finiti con la repressione violenta del governo. Al tempo tutti i manifestanti avevano tatuaggi sulla parte superiore del braccio, ma erano diversi da quelli di oggi, meno espressivi ed espliciti.

(AFP)

Il Myanmar ha una lunga storia di tatuaggi, soprattutto tra i diversi gruppi etnici del paese. Nello Shan settentrionale e negli stati centrali di Karen gli uomini si tatuavano le gambe per simboleggiare mascolinità e coraggio.

Altri credevano che i tatuaggi avrebbero trasmesso loro poteri magici. Nello zona montuosa del Chin, nell’ovest del Myanmar, le donne locali erano note per tatuarsi i volti.

Il soggetto più popolare tra i manifestanti è senza dubbio il volto di Aung San Suu Kyi

Sotto il dominio coloniale britannico il tatuaggio venne però vietato. Il governo socialista degli anni ‘60 proibì alle donne di farsi tatuare il viso. Da quando nel 2011 il paese ha iniziato ad aprirsi e intraprendere una serie di riforme, i tatuaggi sono diventati più popolari, in particolare tra le giovani generazioni. Fino all’esplosione di questi giorni.