("Vera District Melodies", di Giorgi Shengelaia, 1973)

Il cinema georgiano rappresenta un caso particolare tra quelli dei paesi dell’ex Unione Sovietica. Innanzitutto ha una storia molto lunga: il cinema in Georgia nasce più di un secolo fa, con il primo lungometraggio risalente al 1916. Anni prima, quindi, dell’ingresso del paese nell’impero sovietico.

Ma non c’è solo la longevità. C’entra anche la personalità. I film georgiani hanno sempre avuto un’identità molto forte, sia nelle scelte visive che in quelle narrative. Durante il dominio sovietico molte produzioni georgiane, come My Grandmother di Kote Mikaberidze, del 1929, furono addirittura bandite dalla distribuzione, per via dei contenuti radicali e provocatori.

("My Grandmother", di Kote Mikaberidze, 1929)

Le loro locandine riflettono questa eccezionalità. Qualche anno fa, in occasione del 100°Anniversario dell’Indipendenza della Georgia, si è tenuta a Londra una retrospettiva sui poster e sulle locandine dei film georgiani, selezionati dal ricercatore Nino Dzandzava, della Georgian Film Archive. L’evento ha passato in rassegna la storia del cinema locale, dai manifesti delle origini fino ai film degli anni ’70.

Durante il dominio sovietico molti film georgiani furono banditi dalla distribuzione

A rivederli oggi i manifesti colpiscono molto per l’originalità. C’è un uso molto moderno dei colori, le composizioni hanno tutte un taglio dinamico e sperimentale. Lo stile è frutto delle influenze dei grandi grafici sovietici (come i fratelli Stenberg), ma le locandine riflettono allo stesso tempo la tradizione della pittura georgiana. Quasi tutti i poster erano in anticipo sui loro tempi, audaci nella combinazione di collage e tecniche di ritaglio.

("Khanuma", di Aleqsandre Tsutsunava, 1926)
("White Stones", di Teimuraz Palavandishivili, 1971)
("The Eccentrics", di Eldar Shengelaia, 1973)

Nel corso del secolo scorso la Georgia divenne centrale nella storia del cinema russo, soprattutto per l’abbondanza di paesaggi a disposizione. Posizionato tra la costa del Mar Nero e i paesaggi montuosi del Caucaso, il paese ha sempre offerto un’ampia varietà di set naturali. Era una sorta di Hollywood sovietica.

Sono lavori particolarmente luminosi e sperimentali. Quasi tutti erano in anticipo sui loro tempi

Nacquero film di generi diversissimi: satire nei confronti del potere sovietico, commedie romantiche e racconti poetici dei paesaggi locali. Il cinema divenne un’importante fonte di identità nazionale, una celebrazione della resistenza e dell’umorismo del popolo georgiano. Elementi che emergono anche dalle grafiche dei poster, diversi tra loro ma accomunati da un approccio identitario e anticonformista.

("An Unusual Exhibition", di Eldar Shengelaia, 1968)
("Anticipation", di Shota e Nodar Managadze, 1969)

Negli ultimi anni l’industria del cinema locale sta crescendo. Dopo decenni di difficoltà, gli autori georgiani si stanno facendo notare sulla scena internazionale, in occasione di festival e kermesse.

Le politiche del governo si concentrano su coproduzioni internazionali e giovani registi di talento, tra cui un ampio numero di donne. Una nuova generazione di filmmaker che rinnova una tradizione lunga come la storia del cinema.